L'acquedotto storico del 1600 è stato tra le prime importanti opere idrauliche che permisero a Genova un approvigionamento idrico. Da Località "La presa" sulla SS45 l'acqua del torrente Bisagno era convogliata tramire una avvenieristica infrastruttura fino in centro città, passando attraverso la Val Bisagno e le sue ramificazioni, come quella del torrente Geirato. Col tempo Genova crebbe e con lei anche il fabbisogno idrico, non più garantito solo da questo acquedotto, che venne pian piano dismesso ed affiancato a quello del Galliera, Valnoci e Brugneto. Le caratteristiche di un acquedotto, per motivi fisici sono semplici, ma inesorabili: pendenza il piu possibile fissa e di poche frazioni di unità. I primi, come quello di Genova furono realizzati solo con pietra e malta, senza tubi in ghisa, introdotti solo decenni dopo. Ne consegue che i ponti non piani, come il ponte sifone furono realizzati solo in seguito con l'avvento dei tubi. Spesso per aggirare le ramificazioni, come quella del Geirato non rimaneva che realizzare un ponte con la pendenza voluta e altrove seguire il profilo del versante montuoso. Gia dal principio l'acquedotto fu costituito da una sorta di U dove scorreva l'acqua e chiusa da diverse lastre di pietra che erano transitabili. In alcuni casi si fece uso di gallerie per il solo passaggio di acuqa. Tornando ai giorni nostri, oggi l'acquedotto ha perso il suo utilizzo originario, divenendo luogo storico distribuito e promenade in cui passeggiare, correre o pedalare con una MTB (anche front) Il percorso proposto ricalca il primo acquedotto storico databile al 1600 d.c. ritracciato e segnalato da volontari. Il ponte sifone non rientra nella traccia perchè non è quasi mai accessibile, se non in giorni particolari (e comunque non ciclabile). Nel tempo diverse frane hanno cancellato parti del percorso, che il Comune sta ripristinando o ha gia ripristinato. Non mancano comunque quasi mai ostacoli da superare (per anni c'è stata una scaletta a pioli) per poter transitare in un tratto interessato da una frana. Gran parte del percorso è comunque semplice, non troppo stretto e con un fondo di lastre di pietra, cemento o terra compatta. Alcuni tratti sono esposti ed occorre prestare la massima attenzione. Seguendo il tracciato del 1600 si abbandonano le originali ciappe per avventurarsi su sentieri single track un po' più tecnici, ma comunque sempre abbordabili anche ai mediocri (come me). Pochissimi i tratti da fare a spinta. Si parte da Staglieno e si sale inevitabilmente perchè l'acquedotto raggiungeva Genova in un punto relativamente alto per garantire la pressione necessaria. E' possibile accedere all'acquedotto da Salita alla chiesa di Staglieno, scalinata a spinta, o da Via della Gava accessibile da Via Lodi. Si prosegue verso San Sebastaino e Mulini di Trensasco, dove si interecetta la strada asfaltata. Dopo una breve scalinata riprendiamo a pedalare nel bosco. Si prosegue verso Molassana facendo una losanga verso nord ovest passando appena sotto Cartagenova, non potendo transiare sul ponte. Infine si raggiunge Struppa e si interecetta, dopo un viadotto, la strada che dal ponte di Cavassolo porta verso Marsiglia. Da qui il percorso verso La Presa diviene molto impervio e con scarsa manutenzione, pieno di vegetazione, molto scivoloso e con punti pericolosi, ma ho voluto esplorarlo per completezza. Il rientro avviene lungo la strada asfaltata della Val Bisagno. A mio avviso, ogni vero Genovese dovrebbe conoscere la storia della sua città ed aver visitato questi luoghi. Inutile specificare che la parte di acquedotto è solo ciclo pedonale e molto spesso solo in parte urbanizzata, se non in contesti che sembrano piu rurali che cittadini.
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Attenzione: si declina ogni responsabilità per eventuali conseguenze dovute all'esecuzione di questo itinerario. Verificare sempre le condizioni della strada al momento della partenza. Valutare le proprie capacità tecniche, stato ed idoneità del mezzo, nonchè le condizioni meteo, prima di intraprendere il percorso. Munirsi delle protezioni necessarie (casco, ginocchiere,etc..) e dei dispositivi di illuminazione. Portare con sè ricambi essenziali per riparare il mezzo (camera d'aria, smagliacatena, pompetta,etc..). Se possibile non pedalare da soli ed informare qualcuno sul percorso programmato. |
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